4 vecchi in america

“OBAMA VS Mc CAIN” ED IL SISTEMA ELETTORALE AMERICANO

Posted in Varie by quattrovecchiinamerica on 8 novembre 2008

 

 

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OBAMA VS Mc CAIN ED IL SISTEMA ELETTORALE AMERICANO

 

Dal nostro osservatorio privilegiato abbiamo vissuto la sfida tra due generazioni, due partiti, due uomini dalla pelle diversa e dal background opposto. In Alabama non vi erano dubbi sulla vittoria di Mc Cain, ma in USA si sentiva il profumo della vittoria di Obama. Gia’ infatti giravano su internet strane fotografie di Obama vestito da Obamamen che preludevano alla sua vittoria certa.  

 

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Ho voluto scrivere questo articolo perche’ ho capito che in Italia non tutti avevano le idee chiare su come sono andate le votazioni e quale e’ il sistema elettorale americano. Infatti si puo’ pensare che avere il 48% dei voti contro il 52%, possa essere una sconfitta limitata. No non e’ cosi’, infatti la sconfitta potrebbe essere clamorosa, ma potrebbe essere anche una vittoria!!! Leggendo l’articolo (che ho elaborato leggendo su internet, sui giornali locali e parlando con la gente di Huntsville) potrete capire perche’.

 

Comunque onore al vittorioso, bello, carino ed abbronzato, come dice il mitico Berlusconi, e vi riporto le prime belle parole dette da Obama dopo la vittoria che mi hanno colpito per la loro semplicita’ ed efficacia.

 

Ciao,Chicago!

Se là fuori c’è ancora qualcuno che dubita che l’America sia un luogo dove tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri Fondatori sia vivo nella nostra epoca, che ancora mette in dubbio la forza della nostra democrazia, questa notte è la vostra risposta.
È la risposta data dalle file di elettori che si estendevano intorno alle scuole e alle chiese, file mai viste prima da questa nazione, è la risposta che hanno dato le persone che hanno aspettato tre, quattro ore, molti per la prima volta in vita loro, perché erano convinti che questa volta doveva essere diverso, che la loro voce poteva fare la differenza.È la risposta pronunciata da giovani e vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili e non disabili: americani che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati semplicemente un insieme di individui o un insieme di Stati rossi [Repubblicani] e Stati blu [Democratici]: noi siamo e saremo sempre gli Stati Uniti d’America.
È la risposta che ha spinto quelli che per tanto tempo, da tanta gente, si sono sentiti dire che dovevano essere cinici, spaventati, scettici su quello che possiamo fare, sulla possibilità di mettere le mani sul corso della storia e piegarlo in direzione della speranza di un giorno migliore. Ci ha messo molto ad arrivare, ma questa notte, grazie a quello che abbiamo fatto in questa giornata, in queste elezioni, in questo momento storico, il cambiamento è arrivato in America.

 

 

 

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Questo e’ quello che ho capito da queste elezioni di Novembre 2008.

E’ un po’ lungo ma spero sia chiaro. 

 

Il sistema elettorale Americano

 

Il sistema elettorale americano non elegge chi ottiene più voti popolari (infatti nel 2000 Al Gore prese mezzo milione di voti in più di Bush, ma perse!), ma chi conquista la maggioranza dei 538 voti elettorali assegnati, proporzionalmente al numero degli abitanti, ai cinquanta stati più il Distretto di Columbia che ospita la capitale Washington. Quindi piu’ uno Stato e’ grande piu’ voti elettorali ha a disposizione, per esempio la California ne ha ben 55, di voti elettorali.

L’elezione del presidente, quindi, è in realtà indiretta (o di secondo grado) perche’ l’elettore esprimendo il suo voto in verità non vota per il presidente ma per una serie di Grandi Elettori, a lui collegati, che lo voteranno poi successivamente per la Casa Bianca.

Quello che pero’ e’ importante capire e’ che il candidato che vince in uno stato, anche se per uno scarto minimo, si porta a casa tutti i grandi elettori di quello stato, con le uniche due eccezioni di Maine e Nebraska, dove il candidato che perde lo stato potrebbe in teoria ottenere un voto elettorale. (Quello che gli americani chiamano “the winner takes it all”!!!! Che non sembra il massimo della democrazia, infatti se in uno Stato un candidato prende il 51% contro il 49 % dell’avversario, il vincente si prende tutti i voti elettorali dello Stato!!!!! In questo modo il 49 % degli elettori non esiste piu’!!!).

Con questo sistema di elezione può quindi capitare che un presidente venga eletto pur non avendo la maggioranza popolare. Nella storia è avvenuto 4 volte: nel 1824 con John Quincy Adams; nel 1876 con Rutheford Hayes; nel 1888 con Benjamin Harrison; nel 2000 con George W. Bush.Inoltre è interessante sapere che per la legge federale risalente al 1792 non si possono per nessun motivo ripetere le elezioni; anche per le elezioni del 1864 fatte in piena guerra di secessione non vi fu nessuna deroga, che non può essere concessa né a livello nazionale, né statale e né di contea.

L’obiettivo quindi è quello di ottenere 270 voti elettorali, che sono la metà più uno di 538 (in caso di parità a 269, decide il Congresso che per questa volta sarà a maggioranza democratica).

Per ottenere i 270 voti elettorali i candidati fanno i conti su quali Stati devono puntare per mettere assieme il totale necessario, e sopratutto dove conviene loro fare campagna elettorale (inutile per un Democratico fare campagna in uno Stato come il Texas «profondo rosso», il colore Repubblicano, o per un Repubblicano spendere soldi in uno Stato «profondo blu» come il New York).

 

Le liste elettorali

 

I cittadini statunitensi per votare devono avere 18 anni, come da noi e devono iscriversi di propria volonta’ alle liste elettorali. La registrazione volontaria e’ uno dei motivi per cui, solitamente, l’affluenza alle urne è mediamente più bassa di altri Paesi occidentali. Questo meccanismo, infatti, se da una parte permette di ridurre il rischio di brogli e di ‘doppi elettori’, dall’altra scoraggia parte dell’elettorato dal presentarsi alle urne, ed in particolar modo quella parte dell’elettorato meno istruita e più povera, che dovrebbe essere più propensa a votare per i democratici, come ad esempio la minoranza nera.

Inoltre, in molti Stati, chi è stato condannato per un qualunque reato ed ha scontato la propria condanna in carcere, non può votare fino a quando un tribunale non stabilisce il ritorno ai suoi diritti civili, tra cui il diritto di voto. Grazie a questa procedura in alcuni Stati chiave, come la Florida nel 2000, prima delle elezioni le liste elettorali si dice che fossero state ripulite di molti nominativi che, almeno in parte, erano solo similari a quelli di presunti criminali e sembra che in questo modo a più di 100.000 cittadini afro americani sia stato impedito di votare. In ogni caso, una volta ottenuta con successo la propria registrazione alle liste elettorali, qualsiasi cittadino americano, residente negli Stati Uniti o anche all’estero, ha diritto a votare.

Quindi per votare, un cittadino americano deve essere iscritto alla lista degli «elettori registrati», come repubblicano, democratico o indipendente (potrà poi ovviamente votare come vuole). I termini di scadenza della registrazione variano da Stato a Stato. Una manciata di stati permette la registrazione nello stesso giorno del voto, mentre la maggior parte chiude le liste circa un mese prima delle elezioni. La registrazione in contemporanea al voto potrebbe aumentare l’affluenza alle urne, ma per i critici è potenzialmente foriera di frodi, perché non c’è tempo per le verifiche necessarie.

La legge federale richiede agli stati di eliminare dalle liste coloro che sono morti o si sono trasferiti. Alcuni stati lo fanno cancellando gli elettori che non rispondono alle lettere ufficiali, oppure eliminando le persone i cui dati non sono coerenti con quelli di altri database governativi, come l’elenco delle patenti di guida o della Social Security Number. I critici si lamentano che per un semplice errore di battitura si possa perdere il diritto di voto.

Alcuni stati riammettono automaticamente al voto chi ha finito di scontare una pena, mentre altri richiedono, come detto sopra, una complicata procedura. In questi ultimi, alcuni elettori con fedina penale immacolata hanno detto di essere stati cancellati dalle liste, perché il loro nome era simile a quello di condannati. 

Entrambi i partiti maggiori si sono attivati per registrare un gran numero di nuovi elettori ed ognuno ha accusato l’altro di avere richiesto false registrazioni. I supervisori elettorali sostengono che i falsi vengono puntualmente individuati e cancellati, garantendo la regolarità del voto. Qui esistono dei team “ad hoc” che girano di casa in casa e chiedono alle persone se si vogliono registrare. Naturalmente piu’ registrati si hanno e piu’ probabilita’ si hanno di guadagnare voti per il proprio candidato. Molti sono restii a registrarsi per motivi fiscali (sono piu’ facilmente identificabili da banche assicurazioni e dal governo per le tasse). 

Si dice che in Usa vota meno della metà della popolazione. In realtà le stime dell’affluenza sono sempre oggetto di grandi dibattiti perché spesso non è chiaro quando se ne parla se le cifre presentante siano calcolate sulla base della popolazione, della popolazione in età di votare o degli elettori registrati.

Qualche numero: ci sono circa 303 milioni di abitanti negli stati uniti. Nel 2004, in età di voto erano 221 milioni; registrati sulle liste circa 175 milioni; sono andati alle urne oltre 122 milioni di persone. Cioè circa il 55,3% della popolazione in età di voto. E’ stata l’affluenza più alta dal 1968 (l’affluenza è sempre più alta quando si elegge il presidente). Alle elezioni di medio termine del 2006 si erano registrati per il voto solo 136 milioni di americani e hanno votato solo in 80 milioni cioè il 43,6% della popolazione in età di voto. Le cifre ufficiali del 2008 non sono uscite ma si parla di affluenza record!

 

Identificazione degli elettori ai seggi 

 

Secondo la legge federale, chi vota per la prima volta deve presentare un documento di riconoscimento valido con foto. Gli stati sono poi liberi di chiedere dei requisiti supplementari e molti lo fanno.

C’è spesso confusione tra gli elettori sui documenti da portare al seggio. Alcuni si convincono addirittura a non andare a causa di false notizie, secondo cui verrebbe loro impedito il voto se i controlli di identità mostrassero che devono ancora versare le tasse.

 

Sistema di voto 

 

Si puo’ votare sostanzialmente in due modi: andando a votare direttamente al seggio o facendosi mandare la scheda a casa e spedendo il proprio voto via posta, mediante il cosiddetto metodo degli “absentee ballot”. 

Il voto al seggio è quello mediamente preferito dagli elettori americani. Negli ultimi anni, a seguito delle polemiche scoppiate dopo il disastro delle schede fantasma della Florida nel 2000, la gran parte delle Contee degli Stati americani si è dotata di apposite macchine per il voto elettronico, che sarebbero dovute essere più sicure e garantire perciò la correttezza del processo elettorale. Come ha invece dimostrato Bev Harris del sito BlackBoxVoting.org, tali macchine per il voto elettronico sono facilmente hackerabili, e questo ha proiettato una luce sinistra sull’effettiva utilità di questo tipo di macchinari. C’è da dire inoltre che alle elezioni del 2004 la gran parte delle macchine per il voto elettronico erano state fornite da due società, la Diebold e la Sequoia, i cui azionisti e presidenti erano particolarmente vicini al partito repubblicano, soprattutto in Stati chiave come l’Ohio. Sta di fatto che, per tagliare la testa al toro, molti Stati si sono dotati di macchinari per il voto elettronico che prevedono anche il rilascio di una ricevuta cartacea con stampato le proprie scelte, da poter usare in caso di riconteggio o verifica del voto. In più, per garantire la correttezza del voto in molti Stati è stata approvata una legge che stabilisce dei criteri minimi per l’identificazione dei votanti alle urne. Capita però spesso che ci siano persone, soprattutto dei ceti meno abbienti, che si rechino alle urne senza poter garantire al 100% la propria identificazione, secondo i dettami della legge. Per questo motivo dal 2002, con l’approvazione dell’ Help America Vote Act, è stato creato un nuovo tipo di schede, i cosiddetti provisional ballot, che vengono dati a questo tipo di elettori e che rappresentano una specie di voto sub sudice, la cui correttezza e validità può essere stabilita solo dopo approfonditi controlli. Si capisce bene che, in caso di elezioni testa a testa, in cui lo scarto tra i candidati è minimo, la validità o meno di questi provisional ballot è materia che potrebbe decidere il risultato finale. In Ohio nel 2004, ad esempio, solo un 30% di questi è stato considerato valido. 

L’altro metodo di voto, come abbiamo accennato, è quello che prevede l’invio di schede elettorali a casa, mediante l’uso dei cuspidate “absentee ballot“. E’ un metodo usato soprattutto da chi, per motivi di lavoro, non può recarsi a votare alle urne il martedì (giorno tradizionalmente dedicato al voto negli Stati Uniti d’America), o da chi, per un motivo o per un altro, è lontano da casa il giorno delle elezioni. E’ altresì anche il metodo usato dai cittadini americani residenti all’estero, e in parte anche dai militari stanziati nelle diverse parti del globo, per esprimere il proprio voto alle elezioni. C’è da dire però che queste due ultime categorie hanno anche altri metodi per poter votare: ad esempio, nel caso che le schede elettorali originali non arrivino dagli Stati Uniti in tempo per poter votare e rimandarle dietro via posta, rispettando le deadline stabilite da ogni Stato per il voto, i cittadini americani residenti all’estero e registrati nelle liste elettorali hanno anche la facoltà di usare i cosiddetti Federal Write-In Absentee Ballot (FWAB) ,che altro non sono che schede vuote dove poter inserire a penna il nominativo della persona che si vuole votare per ogni elezione federale,Senato, Camera o presidente). In casi di assoluta emergenza esiste persino una versione online del FWAB che è possibile scaricare al seguente indirizzo, compilare, firmare e spedire negli Stati Uniti agli uffici elettorali della propria contea di residenza elettorale: http://www.fvap.gov/pubs/ofwab.pdf. Non tutti gli Stati americani accettano però questo tipo di scheda, e sta all’elettore verificare se il proprio Stato di residenza permette o meno l’uso di questa particolare scheda. Infine per i militari è prevista, in via del tutto speriamentale, anche la possibilità di votare in maniera elettronica inviando la propria scheda via email usando una connessione criptata. Sono ovvie, comunque, nel caso del voto via email, o del voto usando il FWAB, le preoccupazioni relative alla privacy degli elettori e alla segretezza del voto, visto che in entrambi i casi è palese l’associazione del voto con il singolo elettore. Inoltre nelle ultime elezioni, e soprattutto negli Stati chiave, è stata alta la percentuale di absentee ballot che sono stati scartati e non contati, rispetto alla percentuale di voti che sono stati espressi nei seggi. Questo, come abbiamo già detto riguardo ai provisional ballot, può diventare un argomento molto delicato in caso di sfide testa a testa, e quindi latore della necessità di riconteggiare e verificare accuratamente tutte le schede per stabilire effettivamente quale sia stata la scelta degli elettori. Anche questo, alla fine, si trasforma in una causa di ritardo nella proclamazione degli eletti e di incertezza ed insicurezza riguardo al sistema elettorale americano.

 

Altri candidati 

 

Nonostante l’attenzione della stampa sia tutta per i due candidati dei più grandi partiti degli States, Barack Obama e John McCain non sono stati gli unici a gareggiare. Nella lista erano presenti anche l’indipendente Ralph Nader (colui che i democratici additarono come una delle cause della sconfitta di Al Gore nel 2000), il rappresentante del libertarian Pary Bob Barr, quello del Constitution Party Charles “Chuck” O. Baldwin, la candidata del Green Party Cynthia McKinney (la vera “eccezione” di queste presidenziali, donna e di colore) e pure il rappresentante dell’America’s Independent Party Alan Keyes (anche lui candidato di colore come il suo famoso collega di Chicago). A questa carrellata di volti più o meno noti vanno aggiunti altri cinque candidati (e i loro rispettivi partiti: Boston Tea Party, Prohibition Party, Party for Socialism and Liberation, Socialist Party e USA Socialist Workers Party) per un totale di tredici aspiranti presidenti. Con tanti candidati, dunque, sarebbe potuto accadere che nessuno di loro riuscisse a conquistare la maggioranza dei voti elettorali. E’ raro, ma è accaduto ben due volte. Nel lontano 1800 con Thomas Jefferson e Aaron Burr, e nell’altrettanto distate 1824 con Andrew Jackson, John Quincy Admas, William Crawford e Henry Clay. In questi due casi fu la Camera dei rappresentanti a scegliere il presidente. Regola rimasta invariata ancora oggi, anche se una eventualità simile è ormai praticamente impossibile.

 

Calendario delle elezioni in USA 

 

Le elezioni USA seguono un preciso calendario che dura più di due mesi dal momento delle elezioni fino al giorno del giuramento. 

La data delle elezioni è fissata per legge al primo martedi’ del mese di novembre, in questo caso il 4 di Novembre.

 

Martedì 4 novembre ci saranno le votazioni vere e proprio dove si esprimeranno le preferenze per presidente, vice, Camera dei rappresentanti, 33 senotori e 11 governatori e anche uan sere di elezioni locali e referendum. L’elezione del presidente ovviamente non è reale, ma serve solo a eleggere i Grandi elettori che poi eleggeranno effettivamente il presidente.Martedì 9 dicembre scade il termine per eventuali contestazioni o problematiche avvenute durante il voto o lo spoglio dei voti.

 

Lunedì 15 dicembre i Grandi elettori si radunano negli Stati dove sono stati eletti e votano per il presidente e il vice presidente. Solo 26 Stati hanno leggi locali che obbligano o chiedono un impegno per un voto conforme a quello delle urne, per tutti gli altri non esiste nessuna legge costituzionale o federale che obblighi il Grande elettore a votare secondo il risultato delle urne.

 

Mercoledì 24 dicembre è il giorno della scandenza entro la quale il voto espresso da ogni singolo Stato dai Grandi elettori deve arrivare al Senato e agli Archivi nazionali a Washington. 

 

Martedì 6 gennaio 2009 il Congresso a Washington si riunisce in seduta comune presieduto dal presidente del Senato, che per Costituzione è il vice presidente degli Stati Uniti. Vengono così sommati i voti inviati dai vari Stati e vengono così eletti presidente e vice. Se non si raggiunge la maggioranza prevista (270 voti), la Camera dei rappresentanti elegge il presidente, e il Senato il vice presidente.

 

Il giorno martedì 20 gennaio a mezzogiorno il nuovo presidente e il suo vice giureranno davanti a congresso. Saranno le ore 18 in Italia.